Ieri a Cartiera abbiamo ricevuto la visita di Defustel Ndjoko, influencer e consulente di moda belga-camerunese. Era presente a Bologna per un workshop all’Accademia di Belle Arti di Bologna sull’Afro-sartorialism, organizzato da Black History Month Bologna con la professoressa di Fashion Design Elisabetta Zanelli.

Nato e cresciuto in Camerun e trasferitosi a 26 anni a Bruxelles, Defustel si è affermato da alcuni anni come consulente e partner di prestigiose aziende della moda maschile made in Italy di alta qualità.

Ha cominciato come influencer conquistando sempre maggiore successo sui social network per il suo caratteristico stile elegante e curato, per il quale è stato avvicinato all’universo estetico della Sape (Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes), il movimento nato in Congo Brazzaville in epoca coloniale ed “esploso” negli anni 70-80 come reazione alla povertà e resistenza pacifica tramite l’abbigliamento elegante, ricercato, costoso e dai colori sgargianti. Un fenomeno amato dai fotografi e consacrato alla notorietà internazionale dal catalogo Gentlemen of Bacongo di Daniele Tamagni, fotografo milanese prematuramente scomparso (la prefazione è dello stilista britannico Paul Smith).

Prima come rappresentante autonomo di una speciale street fashion, poi nell’ambito delle grandi kermesse della moda internazionale come Pitti Uomo e le settimane di Milano, Defustel ha attirato molti fotografi e ha iniziato a lavorare con l’industria della moda italiana fungendo da ponte di raccordo con i nuovi mercati africani.

Nel 2016, dopo aver collaborato con Roberto Botticelli come testimonial e ispiratore di modelli di scarpe, ha creato una capsule collection per questa prestigiosa casa di moda marchigiana. Poi ha continuato le collaborazioni con altri produttori, creando singole collezioni, come una linea di occhiali studiati per Mondelliani specificamente per una conformazione africana del viso. Altri marchi con cui collabora sono Stefano Branchini e Paolo Scafora per le scarpe, Tombolini per gli abiti, Fabio Zanforlini per le borse, Roberto Lucchi per il design di cappelli di stile classico ai quali aggiunge un tocco “afro” come sottili file di perline.
A queste collaborazioni si sono aggiunte le creazioni della marca Defustel che produce cravatte, pochette, bretelle, camicie e cinture, prodotte in Italia e distribuite in Senegal, Camerun, Benin, Congo, Costa d’Avorio, dove Defustel sta lavorando per aprire punti vendita.

A Pitti Uomo organizza ogni anno un Afrosartorialism cocktail, per raccogliere fondi che destina al mantenimento e arricchimento di una scuola materna e primaria che ha fatto costruire nel suo villaggio di origine, Baham, nell’ovest del Camerun, mentre a Douala organizza la Defustel sartorial week, kermesse per promuovere giovani designer.

Io cerco di creare un circuito economico legato al commercio della moda nei paesi africani, e anche di restituire all’Italia quello che mi ha dato, per questo faccio produrre i prodotti in Italia – ha affermato Defustel nel nostro incontro. – D’altronde il Made in Italy è quello che tutto il mondo vuole. E quello che state facendo qui a Cartiera, dando lavoro stabile e regolare e una formazione specializzata a persone che sono venute dall’Africa, portando le loro abilità e il loro sguardo, va nella direzione di questo scambio che ci deve essere, nel nome del lavoro di qualità e dei valori estetici che si possono mescolare”.

Tra i nostri prodotti ha scelto, con infallibile gusto, una tote bag color mattone della Collezione 56, perfettamente abbinabile al suo outfit.
Un incontro che promette sviluppi interessanti e sottolinea ancora una volta quanto il mondo della moda possa veicolare importanti messaggi di sostenibilità e di inclusione.