Rifiuti e PIL: l’Italia è ancora indietro nell’economia circolare
L’Italia è tra i Paesi europei con il più alto rapporto tra produzione di rifiuti e Prodotto Interno Lordo (PIL). Secondo i dati Eurostat.
L’Italia è tra i Paesi europei con il più alto rapporto tra produzione di rifiuti e Prodotto Interno Lordo (PIL). Secondo i dati Eurostat infatti, nel 2022 il nostro Paese ha prodotto 189,6 milioni di tonnellate di rifiuti. Di questi, l’85% è costituito da rifiuti speciali, che includono sia i rifiuti derivanti dalle attività economiche (43% del totale) sia i principali rifiuti minerali (41%).
Questo dato è preoccupante perché indica che, nonostante la crescita economica, l’Italia non è riuscita a disaccoppiare l’aumento del PIL dalla produzione di rifiuti, a differenza degli altri grandi Paesi europei. Più specificatamente, secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il rapporto tra produzione di rifiuti e PIL in Italia è di 66 kg per 1.000 euro, superiore alla media europea che si attesta a 60 kg per 1.000 euro.
C’è di più: negli ultimi due decenni, come recentemente riportato da Adkronos, mentre Paesi come Spagna, Francia e Germania hanno registrato una significativa riduzione nella produzione di rifiuti aziendali (rispettivamente -57,3%, -47,8% e -41,8%), l’Italia ha evidenziato una diminuzione più modesta, pari al 17,8%.
Il settore tessile, ad esempio, è uno dei più impattanti in termini di rifiuti. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2020 gli acquisti di prodotti tessili nell’UE hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO₂ per persona, per un totale di 121 milioni di tonnellate di gas serra. Inoltre, la produzione tessile globale ha utilizzato 79 miliardi di metri cubi di acqua nel 2015, evidenziando un elevato consumo di risorse idriche.
La crescente attenzione verso la moda circolare e il riuso dei materiali dimostra che un approccio diverso è possibile e necessario. In questo contesto, il ruolo dei consumatori è cruciale: scegliere marchi che investano nel riuso e nella moda circolare significa ridurre l’impronta ecologica e incentivare pratiche più responsabili. L’economia circolare offre quindi una soluzione concreta per invertire questo trend. Non a caso upcycling, riuso e valorizzazione dei materiali possono ridurre l’impatto ambientale e creare nuove opportunità economiche.
La transizione verso un’economia circolare richiede il contributo di tutti: aziende, istituzioni e cittadini. Solo così l’Italia potrà ridurre il divario con gli altri Paesi europei e costruire un futuro più sostenibile.