La tradizione della pelletteria italiana
Il Made in Italy è ormai sinonimo di eccellenza in tutto il mondo, e il settore della pelletteria in Italia fa parte a tutto tondo di questo paradigma. Qual è la conformazione dell’industria del cuoio italiano, e in che modo si è sviluppata questa antica tradizione?
Che si parli di stile, di qualità, o di sviluppo tecnologico, l’industria del cuoio italiano è sempre stata una punta di diamante sia sul mercato interno che in quello estero, sia che si tratti di materia prima che di prodotto finito.
Secondo i dati UNIC, l’industria conciaria italiana impiega circa 18 mila addetti in oltre 1.100 aziende, per un fatturato annuo pari a 4,6 miliardi di euro, e rappresenta il secondo esportatore mondiale con un totale del 13,7% delle esportazioni mondiali di articoli di pelletteria.
Il settore del cuoio, nell’economia manifatturiera del nostro Paese, si regge principalmente su piccole e medie imprese che si sostengono a vicenda tramite reti industriali locali, chiamate “distretti”: oggi, i tre maggiori poli industriali – ognuno dei quali specializzato in un particolare settore – si trovano in Toscana, nel Veneto e in Campania, e vantano di una lunga e consolidata tradizione pellettiera.
IL DISTRETTO TOSCANO
Chi, visitando le vie di Firenze, non è mai stato tentato di portare a casa con sé una borsa o un accessorio in pelle con impresso il giglio fiorentino, simbolo e fiore all’occhiello dell’artigianato tradizionale del luogo?
Già in epoca medievale la concia delle pelli veniva eseguita a monte e a valle del Ponte Vecchio, nel letto del fiume, e l’associazione di categoria “Arte dei Cuoiai o Galilai” riuniva tutti coloro i quali praticavano il mestiere di conciatore (a quel tempo detto “pelacani”) e di rivenditore (detto “pezzaio”).
L’attività della conciatura delle pelli in Toscana ha quindi origini antiche, e non soltanto nell’odierno capoluogo: la sua storia è infatti fortemente legata al fiume Arno. In particolare, il ’700 vide fiorire numerosi altri centri dedicati alla lavorazione delle pelli, sia nel territorio di Firenze che in quelli di Pisa e Arezzo, e ad oggi il distretto comprende numerosi comuni attorno a Santa Croce sull’Arno, tra le provincie di Pisa e Firenze, dove la pelle bovina viene lavorata principalmente per il cuoio da suola, pelletteria e calzature.
IL DISTRETTO VENETO
Qui la lavorazione della pelle è un’attività storica radicata nella Valle del Chiampo, tra le provincie di Vicenza e Verona, all’interno di un territorio di 130km². Questo distretto rappresenta la sede della rete industriale del cuoio più importante in Italia (con il 59% della produzione nazionale), in particolare per la lavorazione delle pelli bovine di media e grandi dimensioni, destinate per lo più all’arredamento e all’automotive.
Seppur la prima attività conciaria può esser fatta risalire al 1300, la vera e propria nascita dell’industria si ha dopo la prima Grande Guerra, quando l’utilizzo delle fibre sintetiche mise in crisi il settore dei filati (in particolare quello del baco da seta, molto diffuso su questo territorio) spingendo verso una riconversione delle aziende di produzione.
IL DISTRETTO CAMPANO
Nel distretto campano le imprese si localizzano principalmente nella zona di Solofra, in provincia di Avellino, ma anche i dintorni di Napoli. Qui l’attività della concia – favorita dalla conformazione del territorio, caratterizzata da una vegetazione ricca di tannino – nasce da quella pastorale: in Campania vengono infatti trasformate per lo più pelli ovine e caprine destinate al mercato dell’abbigliamento, calzatura e pelletteria.
Anche in questo caso, le origini e la fortuna delle imprese locali pellettiere hanno origini medievali, poi continuate e sviluppatesi in epoche successive, in particolare secondo dopoguerra grazie al progresso tecnologico e all’apertura dei mercati internazionali.
Forse non tutti sanno che a Solofra è stata lavorata la pelle del chiodo indossato da Micheal Jackson nel video musicale di Thriller del 1982, segno di quanto le imprese di questa regione siano tra le realtà pellettiere più rilevanti sulla scena mondiale: la Campania costituisce infatti una delle nove regioni europee con il maggior numero di dipendenti nella realizzazione di scarpe e prodotti in pelle.
Se questo settore produttivo è stato, e rimane tutt’oggi, un tratto identitario del Made in Italy, è anche vero che gli scarti di lavorazione della pelle sono causa di un importante impatto sull’ambiente: non si tratta solamente del trattamento delle acque reflue o dell’uso di sostanze chimiche, ma anche dei metodi di smaltimento convenzionali degli scarti di lavorazione, tra cui anche gli scarti di pelle finita.
Cartiera è per questo impegnata da anni nel ridare nuova vita agli scarti di questo settore, nel tentativo di coniugare il Made in Italy con un’idea di produzione più circolare e quindi sostenibile.