Spesso questi termini vengono confusi o impiegati erroneamente. Abbiamo scritto per voi una piccola guida per sfatare qualche mito e qualche dubbio, e fare un po’ di chiarezza sul vocabolario usato nel mondo della pelletteria e della moda.

Buona lettura!

LA PELLE VERA/IL CUOIO

La pelle vera (o cuoio) è un materiale di origine animale sottoposto a un processo di concia per impedirne il naturale processo di decadimento dettato dal tempo.
Abituati a identificare il settore conciario come branca del mondo del fashion, siamo soliti dimenticare che la pelle è, prima di tutto, uno scarto dell’industria alimentare. Letto in questi termini, l’utilizzo del cuoio rappresenta di per sé un’operazione di recupero di un materiale altrimenti destinato allo smaltimento.

Se in Italia il settore della pelletteria si è affermato come importante driver economico nel corso degli anni, è vero anche che la lavorazione della pelle è ormai parte dell’identità culturale e professionale di certe aree del paese. Un tratto identitario messo sempre più a rischio dalla mancanza di nuove figure cui tramandare le competenze del mestiere.

Da un altro punto di vista, tale industria impatta fortemente sulla sostenibilità ambientale del pianeta: gli scarti generati dalle produzioni industriali sono soliti essere smaltiti tramite l’uso di termovalorizzatori a causa dei trattamenti chimici ricevuti in fase di lavorazione, quando una buona parte degli stessi – se adeguatamente selezionati – potrebbero essere riutilizzati all’interno dello stesso settore.

ECOPELLE

L’ecopelle, chiamata anche pelle ecologica o eco-cuoio, non è, come si può pensare dal nome, un materiale sintetico.

L’ecopelle è di origine animale: la differenza con la macro-categoria della pelle vera sta unicamente nel tipo di lavorazione con cui viene trattata in conceria. La produzione di ecopelle infatti – coordinata da precise e severe normative, ed in particolare dalla norma UNI 11427:20 – ha un minor impatto ambientale, ma il prodotto finale presenta comunque tutte le caratteristiche della pelle vera, come la durabilità e la permeabilità.

Un’altra sostanziale differenza con il normale cuoio è il prezzo, solitamente più elevato per via della lavorazione più costosa.

SIMILPELLE

La similpelle, o finta pelle o pelle sintetica, è invece un materiale sintetico che richiama esteticamente l’aspetto della pelle vera, ma che in realtà è costituito da un supporto di tessuto rivestito di un sottile strato di materiale plastico (generalmente il poliuretano, indicato sulle etichette come PU), su cui poi vengono impresse le rugosità tipiche del cuoio. Della famiglia della similpelle fa parte anche la vinilpelle, un tipo di finta pelle ricavata da resine viniliche. Il prezzo di questo materiale è più contenuto dei due precedenti, così come minore è anche la durata del prodotto: con l’usura il rivestimento esterno tende a sfaldarsi e a lasciare intravedere il tessuto sottostante.

Nonostante la più diffusa e conosciuta tra le similpelli sia, come si è già detto, la pelle PU, esistono anche alcune alternative più innovative e più sostenibili che si compongono parzialmente di materiali organici ricavati dagli scarti di altre lavorazioni. Un esempio? L’Appleskin dall’azienda bolzanese Frumat Leather, similpelle composta al 50% da scarti di mele come bucce e torsoli, o la Pinatex, derivante dalle fibre delle foglie di ananas, oppure ancora il Mylo, ricavata dal micelio, una delle parti che compongono le radici dei funghi. Di esempi simili se ne si possono trovare ancora molti: Fruitleather, la pelle vegetale ricavata dal frutto di mango, Ligneah, pelle vegetale ricavata dal legno, Rinnova, pelle vegetale ricavata dal grano… Tuttavia, così come tutti i prodotti similpelle, anche molti di questi materiali contengono una parte di poliuterano, un materiale dannoso per l’ambiente e non di lunga durata.

E la pelle vegana? Quest’ultima, detta anche pelle vegetale, è un materiale sintetico creato in alternativa alla pelle di origine animale, e può considerarsi quindi sinonimo di similpelle.